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Cosa mi spinge a fotografare luoghi abbandonati? 

Cosa mi spinge a camminare in posti deserti, dimenticati, rischiando anche l'incolumità pur di soddisfare questa sete, quasi insaziabile?  Ho iniziato, molto tempo fa a chiedermelo.
 

Sicuramente girovagare per questi posti mi offre la sensazione di sentirmi un fantasma che gira all'interno di queste stanze abbandonate. E' un'esigenza legata alla scoperta, al brivido, alla ricerca di qualcosa che abbia lasciato una traccia, un tesoro nascosto, un oggetto appartenuto a qualcuno e che ora non c'è più.

Mi fermo di fronte ad un macchinario, un vecchio vestito, un frammento di foto ingiallita dal tempo, una cartolina, un documento, restando quasi ipnotizzata, cercando la maniera migliore di ritrarlo.

E' una sorta di sete dell'anima, che viene placata solamente quando mi addentro in questi posti; il fascino dei luoghi deserti e abbandonati è per me irresistibile. 

Con la macchina fotografica guardo questi luoghi; per un attimo, la realtà scompare, e mi ritrovo a fantasticare...  davanti la lente dell'obiettivo si materializzano storie, storie sui luoghi, su come dovevano essere, su chi l'aveva abitati, su chi ci aveva lavorato...... improvvisamente non vedo più abbandono e rovine, ma situazioni, persone, momenti che si perpetuano nel tempo.

Potrei dire che li fotografo per tenere in qualche modo viva la memoria di questi luoghi, ma questa è solo una faccia della medaglia; in realtà esiste una motivazione molto più personale e profonda.

Dentro le stanze vuote, le strade deserte, le rovine, i pezzi di vetro sparsi a terra, c'è una parte di me, qualcosa che, probabilmente sto cercando; sono frammenti che cerco di rimettere a posto per ritrovare la mia integrità (quasi una metafora gestaltica), oppure sono storie da completare, dove il destino, nella sua sottile ironia non mi ha lasciato mettere la parola "fine", sono storie che reinvento solo per me, per poter avere il mio "lieto fine".

 

Si, le mie spedizioni in questi luoghi hanno una matrice introspettiva, una continua ricerca interiore, ricerca di sé, di quello che ho perduto o di quello che vorrei ancora accanto a noi, così come la ricerca di una  identità.

Un altro aspetto è quello legato al bisogno di guardare attraverso la protettiva lente dell'obiettivo, un dolore, una tristezza, una frustrazione; la guardo impressa sul sensore, stampata in una fotografia,  e quando finalmente la vedo fuori da me, la riconosco per quella che è, dandole dignità e una voce, perchè in questo modo non farà poi più così male.

Barbara

 Abandoned Places

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